lunedì 12 settembre 2016

Le follie normative

"Ove si proceda alla sostituzione di solai, questi devono essere del tipo in cemento armato...Possono usarsi solai in legno solo ove sia richiesto da particolari esigenze architettoniche".

Alla luce della sorte di Amatrice e compagnia sembrerebbe una macabra barzelletta. Eppure è un passo della normativa italiana (art. C.9.8.2 del DM 16-1-96) non risalente a chi sa quale epoca, ma in vigore fino al giugno del 2009 (e lo sarebbe tuttora senza il terremoto dell'Aquila).

In ogni caso questa folle prescrizione ha in larga parte contribuito ai disastri strutturali conseguenti agli ultimi terremoti (e purtroppo dei prossimi venturi).

 Siamo sempre più convinti che, in ambito strutturale, la legge va sempre presa con spirito critico e comunque riletta su basi scientifiche di letteratura ed esperienza. E non è ammissibile che la classe dirigente tecnica del recente passato non abbia mostrato un minimo di autocritica nel dire "scusate, qualcosa abbiamo sbagliato".


Leggi altri post sull'argomento terremoto
Visita la sezione dedicata alla sismica del portale

- DISCLAIMER: IL CONTENUTO DI QUESTO POST E' UNA RIFLESSIONE SU TEMI INERENTI L'INGEGNERIA E L'ARCHITETTURA. NON E' PERTANTO ASSIMILABILE AD UN ARTICOLO SCIENTIFICO NE' CONTIENE DISQUISIZIONI ESAUSTIVE SUGLI ARGOMENTI TRATTATI. L'AUTORE NON E' QUINDI RESPONSABILE DELL'UTILIZZO DEI CONTENUTI TRATTATI E DELLE RELATIVE CONCLUSIONI.-

domenica 28 agosto 2016

I luoghi sicuri in caso di terremoto (all'interno)

Proseguo il post precedente con la disamina di un argomento molto sensibile: dove è meglio soggiornare in caso di sciame sismico all'interno degli edifici. L'argomento è delicatissimo, con una premessa fondamentale: anche l'edificio più sicuro dal punto di vista sismico può essere fonte di pericolo per l'incolumità. Per questo è meglio trattare l'argomento su basi scientifiche dettagliate.
Tecnicamente, il rischio è la moltiplicazione di tre distinti fattori: PERICOLOSITÀ, VULNERABILITÀ ED ESPOSIZIONE.
Occorre quindi, per abbassare il rischio, ridurre uno o più di questi fattori.
Valutiamoli separatamente.
La PERICOLOSITÀ è un fattore legato sostanzialmente al sito in cui ci troviamo. È noto  infatti che la distribuzione geografica dei terremoti non è casuale ma è legata alla presenza di faglie, alle loro caratteristiche, al tipo di terreno e alla topografia. Questi elementi, valutati congiuntamente, identificano quanto è pericoloso il luogo. Non basta quindi la lettura della carta sismica per avere informazioni esaustive.
In ogni caso la pericolosità non è modificabile per cui nulla si può fare per mitigarla.

La VULNERABILITÀ consiste nella predisposizione della persona ad essere offesa o ferita. Va da se che stiamo parlando di interni, il primo elemento a cui riferirsi è la consistenza edilizia, sia in termini di qualità generale sia in termini di rispondenza a particolari requisiti di antisismicità. Se si abita o si lavora in una zona ad altissimo rischio sismico non è ammissibile, per nessuna ragione, non conoscere anche in modo sommario il grado di capacità sismica della struttura. Purtroppo questo aspetto è stato da troppo tempo ignorato generando una pericolosissima sottovalutazione del problema. Ciò è dovuto a due fattori: in primis, una verifica tecnica esaustiva è costosa; in secundis, incide l'aspetto psicologico per cui "meglio non sapere come stanno le cose". In verità un bravo ingegnere è in grado di valutare anche in modo speditivo lo stato strutturale di una casa, con forte approssimazione (meglio di niente) ma costi contenuti. La questione psicologica deve necessariamente essere scardinata perché si tratta della salvaguardia della vita. Anche la legislazione è drammaticamente carente, al limite del grottesco: oggi è obbligatorio certificare il consumo energetico mentre nulla è prescritto sul grado di sicurezza strutturale.
Per concludere, conoscere le condizioni della propria casa o del proprio ufficio vuol dire valutarne la vulnerabilità e conseguentemente agire: è forse il caso di pensare a qualche intervento di miglioramento strutturale? Forse per problemi economici non si riuscirà a raggiungere un grado di sicurezza elevato ma comunque ogni piccolo intervento abbassa la vulnerabilità ed è quindi auspicabile.
Dalla semplice verifica possono anche emergere indicazioni importanti sulla presenza di porzioni edilizie particolarmente a rischio, come possono essere le volte sottili nel caso di murature storiche.
Non bisogna però trascurare altri aspetti legati alla vulnerabilità che riguardano invece la persona anziché l'edificio: un malato è più vulnerabile di una sana, così come un neonato lo è più di un adulto.
Su questo c'è poco da fare, ma qualche accortezza è utile. Cosa rende una persona meno vulnerabile? Per esempio avere a portata di mano coperte per il freddo, una torcia, le proprie medicine se si è malati, pannolini per i figli piccoli.

L'ESPOSIZIONE infine dipende essenzialmente dalla propria posizione fisica rispetto a ciò che può nuocere. È questo l'aspetto dove si può intervenire maggiormente. Banalmente, uscire all'esterno ed allontanarsi dall'edificio significa annullare l'esposizione e conseguentemente il rischio: si legga il post precedente al riguardo. Se però il terremoto ci sorprende dentro casa ci sono comunque molti accorgimenti utili per ridurre l'esposizione.
In primo luogo occorre fare attenzione agli oggetti che, in caso di scuotimento, possano investirci. Per esempio, in zona sismica occorre comunque assicurare armadi e mobilio pesante (con le dovute accortezze, vedi il post dedicato), evitare di appendere quadri pesanti sulla testata del letto, non appoggiare suppellettili che cadendo possano costituire un pericolo.
Infine, l'aspetto più delicato è quello delle manomissioni edilizie: provvedere a ristrutturazioni non rigorose coinvolgendo la struttura portante (apertura di porte e finestre, creazione di nicchie, bucature di solaio per scale interne ecc.) è un'operazione esecrabile perchè espone la vita umana ad essere offesa in caso di scuotimento severo.

Leggi altri post sull'argomento terremoto
Visita la sezione dedicata alla sismica del portale

- DISCLAIMER: IL CONTENUTO DI QUESTO POST E' UNA RIFLESSIONE SU TEMI INERENTI L'INGEGNERIA E L'ARCHITETTURA. NON E' PERTANTO ASSIMILABILE AD UN ARTICOLO SCIENTIFICO NE' CONTIENE DISQUISIZIONI ESAUSTIVE SUGLI ARGOMENTI TRATTATI. L'AUTORE NON E' QUINDI RESPONSABILE DELL'UTILIZZO DEI CONTENUTI TRATTATI E DELLE RELATIVE CONCLUSIONI.-

sabato 27 agosto 2016

I luoghi sicuri in caso di terremoto (all'esterno)

Scrivo questo post perché sollecitato da decine e decine di telefonate che chiedono un parere sui luoghi sicuri dove sostare in caso di forte sciame sismico in atto.

Parliamo di aree esterne scoperte.
La prima leggenda da sfatare è quella delle crepe nel suolo: fortunatamente le faglie italiane non sono in grado di generare sconvolgimenti del terreno così imponenti da creare fratture pericolose o inghiottitoi. Le aree in campagna sono quindi sostanzialmente sicure. Se anche dovessero aprirsi crepe nel terreno, queste saranno insignificanti rispetto al rischio per le persone.

Vediamo quindi da dove possono arrivare i pericoli.
In linea generale occorre il buon senso: tutto ciò che cadendo o oscillando possa imbattersi su di noi è una fonte di sinistro. Attenzione quindi in primo luogo agli edifici circostanti e alla loro probabile area di crollo: un buon criterio è quello di non sostare ad una distanza inferiore al doppio dell'altezza dell'edificio.
In ogni caso un edificio che crolla può proiettare schegge e residui anche per centinaia di metri, prestare molta attenzione quindi.

In secondo luogo, tutto ciò che è passibile di crollo è un pericolo: elettrodotti, lampioni, torri telefoniche, vegetazioni di alto fusto.

In terza battuta, il pericolo può venire dai sottoservizi. Bisogna evitare le aree in cui giacciono nel sottosuolo le linee di urbanizzazione. Sono pericolose le linee che sottendono un rischio, ovvero quelle del gas che rompendosi possono generare incendi o deflagrazioni. Ugualmente pericolose sono le linee idriche: durante il sisma 2009 a L'Aquila si sono aperte voragini create dall'effetto erosivo di acquedotti con perdite oppure dal cedimento di cavedi fognari di grandi dimensioni.

In ultimo, ma non in ordine di importanza, va valutato il rischio geotecnico. Non si può chiaramente sostare nella parte bassa di un pendio o di un fronte di scavo (come quelli a ridosso di molte strade di montagna), perché potrebbero generarsi frane o caduta di massi. Ugualmente non è sicuro sostare su un terrapieno perché il crollo del sostegno (muro o scarpata) potrebbe ridurre la capacità del terreno.

In conclusione, una volta valutati e risolti tutti gli aspetti illustrati, si può certamente affermare che l'esterno è il luogo sicuro per eccellenza in caso di sisma.

Seguirà a breve un post sullo stesso argomento trattato in riferimento all'interno degli edifici.

Leggi altri post sull'argomento terremoto
Visita la sezione dedicata alla sismica del portale

- DISCLAIMER: IL CONTENUTO DI QUESTO POST E' UNA RIFLESSIONE SU TEMI INERENTI L'INGEGNERIA E L'ARCHITETTURA. NON E' PERTANTO ASSIMILABILE AD UN ARTICOLO SCIENTIFICO NE' CONTIENE DISQUISIZIONI ESAUSTIVE SUGLI ARGOMENTI TRATTATI. L'AUTORE NON E' QUINDI RESPONSABILE DELL'UTILIZZO DEI CONTENUTI TRATTATI E DELLE RELATIVE CONCLUSIONI.-

venerdì 26 agosto 2016

Ci sarà un'altra scossa?

È una domanda che gira ossessivamente nella mente del terremotato, sia esso colpito in modo diretto, sia esso coinvolto solo psicologicamente perché residente in prossimità delle zone disastrate.
In generale le domande che si ripropongono in modo ossessivo sono quelle che non hanno risposta; o quelle per le quali la risposta esiste ma non è certa.
Nella fattispecie siamo in quest'ultimo caso: la risposta è incerta. E lo diventa ancor di più se viene coniugata dal soggetto di turno, dallo scienziato al politico, dal giornalista al sedicente esperto.
Conviene fissare qualche punto fermo, partendo da base scientifiche ma senza tralasciare un linguaggio semplice.

Anzitutto, il terremoto catastrofico è per sua natura un processo costituito da più eventi singoli. Probabilisticamente tali eventi sono distribuiti in tre fasi: uno sciame anticipatorio, una scossa forte (mainshock) e uno sciame degradante (le cosiddette scosse di assestamento).
Si badi bene, ciò che è probabile non è comunque certo, come dimostra il sisma 2016 dove non c'è stato uno sciame anticipatorio significativo.

In ogni caso questa è una prima conclusione statistica: scosse di assestamento continueranno per  molti mesi, con magnitudo però sempre decrescente sino a rientrare nella normalità. Il problema quindi è solo psicologico, basta abituarsi alle scosse (per esperienza personale per nulla semplice).

Esiste però un altro aspetto del problema, ben più pericoloso e spesso sottovalutato. Parlo della cosiddetta "migrazione dell'epicentro", concetto espresso in varie pubblicazioni della Protezione Civile ma inspiegabilmente mai approfondito.

Bisogna considerare che l'origine del terremoto non è localizzabile in un punto (l'epicentro è solo una convenzione) ma si genera lungo una striscia, consistente in un tratto di faglia che si attiva scorrendo. Il tratto attivatosi con la mainshock è anche quello che causa le scosse di assestamento, meno forti e decrescenti perché ormai una consistente energia si è liberata nell'evento principale.
Il problema tuttavia risiede nella possibilità che si attivino altri tratti della stessa faglia (o in faglie attigue) ancora carichi di energia, producendo quindi altre mainshock con epicentri leggermente spostati ma di grado pari o superiore. Paradossalmente quindi le zone più a rischio in questa circostanza sono quelle geograficamente vicine al luogo del disastro e localizzate sulla stessa linea di faglia.

Un caso storico è quello relativo al grande sisma del 1703.
Il 14 gennaio una scossa catastrofica (stimata in magnitudo 6,8) distrusse una zona localizzata intorno ad Accumuli, Amatrice e Norcia, causando molte vittime. Poche settimane dopo, il 2 febbraio, si verificò una migrazione della mainshock, che provocò un altro terremoto, ugualmente catastrofico e con magnitudo equiparabile. In questa seconda scossa l'epicentro fu localizzato nella zona di Montereale (molto più a sud ma sulla stessa linea di faglia).
In conclusione, esiste un'altissima probabilità di scosse di assestamento nella stessa zona della mainshock di grado decrescente. Esiste però un altro scenario, molto meno probabile ma possibile, per cui si possa verificare un terremoto di eguale o superiore intensità del primo ma spostato geograficamente lungo la linea della stessa faglia.
Ovviamente è bene sottolineare che le situazioni storiche non sono facilmente replicabili e che quindi è assolutamente improbabile che la sequenza del 1703 si ripeta in modo similare, anche in considerazione del fatto che 7 anni fa c'è comunque stato un rilascio energetico importante sulla stessa macrofaglia nel sisma 2009 rendendo la situazione attuale differente.

In ogni caso deve valere l'estrema prudenza unita al buon senso.
Di sicuro non vale la pena la frequentazione degli immobili senza averne valutato lo stato, soprattutto se già danneggiati o senza caratteristiche di antisismicità.

Al proposito, mi piace citare una frase contenuta nei nostri fascicoli dei fabbricati che consegniamo a fine lavori: "conoscere il terremoto non vuol dire sfidarlo: anche se la casa è la più sicura, durante uno sciame o dopo un evento forte non fa scandalo scegliere di dormire in auto".

Leggi altri post sull'argomento terremoto
Visita la sezione dedicata alla sismica del portale

- DISCLAIMER: IL CONTENUTO DI QUESTO POST E' UNA RIFLESSIONE SU TEMI INERENTI L'INGEGNERIA E L'ARCHITETTURA. NON E' PERTANTO ASSIMILABILE AD UN ARTICOLO SCIENTIFICO NE' CONTIENE DISQUISIZIONI ESAUSTIVE SUGLI ARGOMENTI TRATTATI. L'AUTORE NON E' QUINDI RESPONSABILE DELL'UTILIZZO DEI CONTENUTI TRATTATI E DELLE RELATIVE CONCLUSIONI.-

Nuove norme sismiche

Nuove norme tecniche

Nella lettera aperta che scrissi nei giorni dopo il sisma dell'Aquila 2009, mi soffermai sulle norme sismiche italiane.
È facile notare un particolare raccapricciante: l'estensione di aggiornamenti alle regole del costruire avviene sempre dopo una strage da terremoto.

Un amico del Cnr mi disse che la cosa è tutto sommato logica: un aggiornamento deve contenere elementi di novità, quindi quale migliore occasione di un evento sismico importante per imparare il funzionamento degli edifici e trascriverlo in nuove regole. Peccato che la situazione non è questa.

Vero è che nuove norme contengono elementi di insegnamento dettati da precedenti disastri, ma con un tempismo colpevolmente inefficace.

Pensiamo ad esempio al sisma di San Giuliano di Puglia. In risposta alle esigenze tecniche determinatesi osservando il crollo della scuola, venne scritto un ottimo testo (la famosa Opcm 3274 del 2003) che svecchiava di molto la norma allora esistente.
Bene, la 3274 nei fatti non è mai entrata in vigore e in Italia si continuò a costruire con vecchi concetti. Nel frattempo vennero scritte altre norme, sempre più esaustive (le Ntc2005 e le Ntc2008) ma anch'esse rimaste inevase per anni.

Ci volle il sisma dell'Aquila (e i suoi morti) a smuovere le acque: nel giugno del 2009 entrarono in vigore le nuove norme, scritte però nel decennio precedente. La coincidenza con il post dramma è stata evidentissima.

Successivamente, il legislatore ha continuato a produrre nuove bozze rinnovate delle norme, succedutesi in varie versioni e varie revisioni durate, incomprensibilmente, anni e anni; sino ad arrivare ad oggi, ovvero ad 8 anni dall'ultimo aggiornamento datato 2008.

Oggi è il 26 agosto 2016 e sono passati solo pochi giorni dalla tragedia di Amatrice ed Accumuli. Scommettiamo che entro pochi mesi entreranno in vigore, con tempismo perfetto rispetto alla catastrofe, le nuove Ntc restate al palo per anni?

Leggi altri post sull'argomento terremoto
Visita la sezione dedicata alla sismica del portale

- DISCLAIMER: IL CONTENUTO DI QUESTO POST E' UNA RIFLESSIONE SU TEMI INERENTI L'INGEGNERIA E L'ARCHITETTURA. NON E' PERTANTO ASSIMILABILE AD UN ARTICOLO SCIENTIFICO NE' CONTIENE DISQUISIZIONI ESAUSTIVE SUGLI ARGOMENTI TRATTATI. L'AUTORE NON E' QUINDI RESPONSABILE DELL'UTILIZZO DEI CONTENUTI TRATTATI E DELLE RELATIVE CONCLUSIONI.-

Approfondimenti dal portale